Il CBD nel trattamento del Covid-19 e del Long Covid

Una panoramica di studi scientifici che si sono focalizzati sulle potenzialità del CBD nel trattamento del Covid-19 e dei sintomi correlati alla patologia: dall’infiammazione alla tempesta di citochine, passando per l’ARDS, la sindrome da distress respiratorio acuto.
Articolo a cura di Mario Catania

Una mano importante nel trattamento del Covid-19 potrebbe arrivare dalla cannabis e dai suoi principi attivi. I ricercatori continuano a pubblicare studi scientifici molto promettenti, ma non c’è un solo governo, ospedale o medico clinico, che li abbia presi seriamente in considerazione.  Sarebbe arrivata l’ora di farlo. In questo articolo esaminiamo gli studi principali che hanno riguardato il CBD, per una panoramica completa e la versione integrale degli articoli potete visitare il sito Cannabisterapeutica.info

Covid-19: i cannabinoidi acidi possono prevenire l’infezione

I cannabinoidi acidi possono prevenire l’infezione del virus che causa il Covid-19 bloccando il suo ingresso nelle cellule, secondo uno studio pubblicato di recente dai ricercatori della Oregon State University sul Journal of Natural Products. Nello studio scientifico Cannabinoids Block Cellular Entry of SARS-CoV-2 and the Emerging Variants, i ricercatori mettono infatti nero su bianco che: «I cannabinoidi acidi della canapa (Cannabis sativa) sono risultati essere ligandi allosterici e ortosterici con affinità micromolare per la proteina spike. […] L’acido cannabigerolico e l’acido cannabidiolico hanno impedito l’infezione di cellule epiteliali umane da parte di uno pseudovirus che esprime la proteina spike della SARS-CoV- 2 e hanno impedito l’ingresso della SARS-CoV-2 viva nelle cellule». Quindi secondo i ricercatori due cannabinoidi acidi che si trovano comunemente nelle varietà di canapa, l’acido cannabigerolico, o CBGA, e l’acido cannabidiolico, noto anche come CBDA, possono legarsi alla proteina spike della SARS-CoV-2, il virus che causa il Covid-19. Legandosi alla proteina spike, i composti possono impedire al virus di entrare nelle cellule e causare l’infezione, offrendo potenzialmente nuove strade per prevenire e trattare la malattia. Van Breemen ha aggiunto che il CBDA e il CBGA hanno bloccato l’azione delle varianti emergenti del virus che causa la Covid-19, dicendo che «la nostra ricerca ha mostrato che i composti della canapa erano ugualmente efficaci contro le varianti della SARS-CoV-2, compresa la variante B.1.1.7, che è stata rilevata per la prima volta nel Regno Unito, e la variante B.1.351, rilevata per la prima volta in Sud Africa».

Il CBD per ridurre l’infiammazione e combattere la tempesta di citochine

Lo studio dei ricercatori dell’Università di Augusta in Georgia pubblicato su Cannabis & Cannabinoids Research suggerisce che il CBD può avere un impatto positivo sull’ARDS o sindrome da distress respiratorio acuto – un sintomo pericoloso nel COVID-19 causato da una risposta infiammatoria. Gli autori dello studio spiegano che «attualmente, oltre alle misure di supporto, non esiste una cura definitiva per l’ARDS, il che illustra l’urgente necessità di modalità terapeutiche creative ed efficaci per trattare questa complessa condizione». I ricercatori suggeriscono che il CBD potrebbe essere in grado di aiutare riducendo la produzione di citochine pro-infiammatorie, combattendo la tempesta. «Riducendo specifiche citochine come l’interleuchina (IL)-6, IL-1b e IL-17, potremmo essere in grado di ridurre l’infiammazione e quindi porre fine alle difficoltà e ai danni respiratori». E i risultati degli esperimenti di questi ricercatori hanno sostenuto questa teoria. I topi trattati con CBD hanno visto ridotta l’espressione dell’IL-6, un importante marker per le tempeste di citochine, e abbassato i livelli di altre citochine proinfiammatorie. «Il trattamento con CBD ha invertito tutti questi indici infiammatori e ha parzialmente ristabilito l’omeostasi» spiegano gli autori. I topi trattati con CBD avevano anche un aumento dei livelli di linfociti nel sangue, che sono importanti globuli bianchi per combattere le infezioni. I ricercatori dello studio affermano che il CBD potrebbe svolgere un ruolo immunoterapeutico nel trattamento di gravi infezioni virali respiratorie come il COVID-19, sulla base dei risultati attuali. Già un altro studio di luglio 2020, pubblicato su Brain, Behavior and Immunity, segnalava cannabinoidi, ein particolare il CBD, come armi da utilizzare per integrare le cure nel coronavirus.

LOS COMPONENTHC e CBD come antivirali nel trattamento del Covid-19

Hanno sostenuto questa teoria. I topi trattati con CBD hanno visto ridotta l’espressione dell’IL-6, un importante marker per le tempeste di citochine, e abbassato i livelli di altre citochine proinfiammatorie. «Il trattamento con CBD ha invertito tutti questi indici infiammatori e ha parzialmente ristabilito l’omeostasi» spiegano gli autori. I topi trattati con CBD avevano anche un aumento dei livelli di linfociti nel sangue, che sono importanti globuli bianchi per combattere le infezioni. I ricercatori dello studio affermano che il CBD potrebbe svolgere un ruolo immunoterapeutico nel trattamento di gravi infezioni virali respiratorie come il COVID-19, sulla base dei risultati attuali. Già un altro studio di luglio 2020, pubblicato su Brain, Behavior and Immunity, segnalava cannabinoidi, e in particolare il CBD, come armi da utilizzare per integrare le cure nel coronavirus. «I nostri risultati suggeriscono che CBD e THC sono possibili farmaci contro il coronavirus umano che potrebbero essere utilizzati in combinazione o con altri farmaci per il trattamento del SARS-CoV-2 nei pazienti»». I ricercatori coreani provenienti da vari istituti l’hanno messo nero su bianco in uno studio scientifico (QUI la versione integrale) pubblicato sull’International Journal of Biologicacl Macromolecules. Se l’obiettivo principale della ricerca è stato quello di stimare l’attività antivirale di diversi cannabinoidi contro il coronavirus, dopo test in silico e in vitro i ricercatori hanno osservato che THC e CBD sono «molecole antivirali più potenti contro il SARS-CoV-2 dei farmaci di riferimento lopinavir, clorochina, e remdesivir». Nelle conclusioni gli studiosi spiegano che lo studio «stabilisce il quadro per la loro applicazione in studi clinici umani per il trattamento delle infezioni da coronavirus umano. Così, CBD e THC possono essere utilizzati in combinazione o con altri farmaci per il trattamento dei pazienti affetti da COVID-19».

CBD nel trattamento del Long Covid

La cannabis può essere un’arma in più nel trattamento del Covid? Mentre diversi studi scientifici identificano la cannabis come una sostanza utile contro i sintomi del Covid, ARDS in primis, grazie agli effetti antinfiammatori di CBD, THC e anche CBC (Cannabicromene), stanno per partire due diversi studi scientifici che analizzeranno la possibilità di trattare i sintomi del long Covid.

CBD full spectrum contro il long Covid: al via lo studio clinico in doppio cieco in Brasile

Il primo, condotto da InCor, l’Istituto del Cuore della Scuola Medica Universitaria di San Paolo – testerà l’efficacia di un CBD full spectrum di grado farmaceutico nel migliorare la qualità della vita delle persone che soffrono dei sintomi del COVID a lungo termine. Il dottor Edimar Bocchi, direttore del Nucleo Insufficienza cardiaca e dispositivi meccanici per l’insufficienza cardiaca di InCor, guiderà lo studio clinico in doppio cieco. Per un periodo di tre mesi, 290 pazientiprenderanno o un placebo o l’estratto di CBD. «L’obiettivo dello studio è testare l’ipotesi che il cannabidiolo possa migliorare la qualità della vita dei pazienti con sindrome Covid a lungo termine rispetto a un placebo di 100 mg due volte al giorno», ha sottolineato Bocchi. «Inoltre, valutare l’effetto del cannabidiolo sul miglioramento di specifici sintomi o segni di malattia conseguenti alla COVID-19 a tre mesi di trattamento rispetto al placebo».

Lo studio inglese: formulazione ad ampio spettro con alti livelli di CBD contro il long Covid

Il secondo studio, per il quale non è ancora partito il reclutamento, utilizzerà il Medicabilis, una formulazione ad ampio spettro con alti livelli di CBD, per trattare i sintomi comuni associati al long COVID che includono affaticamento, dispnea, dolore e disturbi del sonno. Sarà effettuato da Drug Science e guidato dalla ricercatrice Elizabeth Iveson. «Ci sono alcune prove che il cannabidiolo possa essere efficace nel ridurre l’infiammazione associata all’infezione da Covid», scrivono i ricercatori specificando che: «Insieme, queste prove suggeriscono che è possibile che il CBD possa essere un trattamento efficace per le persone con diagnosi di long Covid. Condurremo quindi uno studio di fattibilità in cui a 30 persone verrà prescritta la cannabis medica dominante CBD. I pazienti prenderanno questo farmaco quotidianamente per cinque mesi. Raccoglieremo mensilmente valutazioni auto-riferite di sintomi comuni tra cui dispnea, affaticamento, umore, cognizione e dolore e dati in tempo reale su frequenza cardiaca, attività fisica e sonno usando tecnologia indossabile. Raccoglieremo anche valutazioni quotidiane auto-riferite dei sintomi chiave (umore, dolore, affaticamento e dispnea) tramite un’applicazione per smartphone. Il nostro studio stabilirà se è fattibile reclutare e mantenere i pazienti con una diagnosi di long Covid in un trial di CBD. Controlleremo anche se ci sono effetti collaterali per valutare la sicurezza e la tollerabilità della cannabis medicinale. I nostri risultati determineranno la fattibilità della cannabis medicinale nel trattamento del long Covid e se è sicura da usare».

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